La musica e il patto col diavolo
Fin dall’antichità, le opere e le azioni particolarmente pregevoli sono state considerate frutto di un talento sovrumano… tant’è vero che spesso le si attribuivano ad un intervento divino. Ma ad un certo punto, nel Medioevo, ha iniziato a farsi strada una tradizione diversa: ritenerle opera del diavolo.
Sia chiaro, non le si bollavano come delle “diavolerie”, come si è fatto in tempi più recenti con le innovazioni tecnologiche; al contrario, le si ammiravano, e si diceva – forse per sincero stupore, forse per invidia – che il loro autore doveva aver fatto un “patto con il diavolo”, vendendo la sua anima in cambio di un’abilità fuori dal comune. Ecco allora spuntare un notevole numero di ponti del diavolo, strutture così ardite che evidentemente l’architetto doveva essersi impegnato ad uccidere venticinque vergini in una notte di luna piena.
Ma non finisce certo qui…
Doctor Faust
Tralasciamo di considerare i prodigi compiuti da quegli esseri malefici che erano le streghe, e facciamo un salto in avanti. Verso la fine del Cinquecento compare un racconto tedesco, incentrato su uno studioso (un chierico, o a volte un dottore) che si dispera perché non riesce a conoscere ogni cosa mai scoperta dall’uomo. Ecco allora che si manifesta a lui Mefistofele, il demonio in persona, che gli propone di rinunciare alla salvezza della sua anima e gli offre in cambio i suoi servizi per 24 anni. Al dottor Faust (o Faustus, nelle versioni inglesi) non sembra vero di poter soddisfare la sua sete di conoscenza, ma ovviamente la sua vicenda si trasforma in una tragedia nel momento in cui il periodo pattuito volge al termine, e lo studioso si rende conto di quale grande prezzo dovrà pagare per l’eternità.
Di Faust e del suo patto con Mefistofele scriveranno in moltissimi, in tedesco, in inglese e non solo. Il primo grande autore ad occuparsene sarà Marlowe, intorno all’anno 1600; ma la versione più famosa sarà senz’altro quella di Goethe, che diede alla tragedia un tono ancora più intenso nell’ambito del romanticismo tedesco del primo Ottocento.
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Ringrazio la citazione che fa di questo articolo il prof. Casanova di Manerbio nel suo sito.
Tra l’altro, leggere il suo post mi ha fatto ricordare che mi ero scordato di citare nel mio articolo che l’assolo con cui Steve Vai sembra aver sconfitto Ralph Macchio in Crossroads si conclude proprio con un tritono, come a sottolineare che il diavolo “chiude” il duello con un accordo che, tradizionalmente, non “chiude” la canzone.
il film sullo spartito di jimi hendrix è questo: https://www.imdb.com/title/tt0475404/
Grazie Giuseppe, grandissimo! Lo cercavo da anni!
lo si trova solo facendo una ricerca con parole chiave in inglese 🙂